Telecamere a casa? Si può anche se riprendono la strada
La videosorveglianza, debitamente segnalata, è lecita perché finalizzata a proteggere i propri beni e l’incolumità personale e della famiglia. Si è così pronunciata la Suprema Corte in merito al ricorso di alcuni cittadini che si sono sentiti “spiati” dal vicino che aveva installato una telecamera che riprendeva le loro attività lavorative e i movimenti nel circondariato.
Anche se la sensazione di essere costantemente sotto l’occhio del “Grande fratello” induce gli abitanti della zona a modificare le abitudini scegliendo anche percorsi alternativi per rientrare a casa evitando le telecamere, questo non comporta violenza privata per la Corte di Cassazione, poichè va considerato come il risultato di un equilibrio e di un compromesso tra libertà individuali ed esigenze di sicurezza sociale.
L’uso delle telecamere è quindi lecito e i condizionamenti – come l’accortezza di cambiare strada per sottrarsi alle riprese – sono minimi «tali da non potersi considerare espressivi di una significativa costrizione della libertà di autodeterminazione». Per quanto riguarda l’intenzione, manifestata, di sporgere denuncia per i fatti illeciti catturati con le riprese, potrebbe integrare i reati di minaccia, molestia o ingiuria. Ma non la violenza privata.
Pertanto consigliamo di prestare attenzione alle proprie azioni nelle aree comuni, poichè ci potrebbe essere un vicino che attrezzato di telecamera, debitamente segnalata, potrebbe usarla per sorvegliare e denunciare i “trasgressori” che vengono beccati a parcheggiare male le auto o che non raccolgono le deiezioni dei propri cani.